Bando Marie Curie: intervista a Roberta Cucca, vincitrice con il Progetto GRAND Cities

 Roberta Cucca ha conseguito il Dottorato di ricerca in sociologia e metodologia della ricerca sociale presso l’Università Cattolica di Milano. E’ stata assegnista di ricerca e post-doctoral researcher presso il Politecnico di Milano, l’Università di Toronto, l’Università Bicocca di Milano. Nel 2013 ha conseguito l’Abilitazione Scientifica nel settore 14/D1. Nel 2016 e’ risultata vincitrice del bando H2020 MSCA-IF-2015 e attualmente conduce attività di ricerca e didattica presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Vienna.

 

Quali sono i tuoi interessi di ricerca?

I miei principali interessi di ricerca sono a cavallo fra temi di sociologia urbana, economica e ambientale. Durante il dottorato ho approfondito tematiche relative alla sociologia dell’ambiente, con una tesi sui processi decisionali inclusivi nelle politiche ambientali in Italia e in Olanda. Durante le mie esperienze di ricerca post-dottorali presso il Politecnico di Milano e l’Università di Toronto ho maturato una forte passione per l’analisi dei processi di inclusione sociale nelle città europee e canadesi. Con il progetto Marie Curie ho avuto, infine, la possibilità di analizzare – sempre in chiave comparata – le ricadute sociali delle politiche ambientali nelle città europee. Durante il soggiorno in Canada avevo infatti capito che mentre in Nord America era stata già sviluppata una letteratura ricca e interessante su tale tematica, in Europa questo tipo di attenzione ancora mancava.

Come si chiama il tuo progetto? l’acronimo ha un significato particolare per te?

GRAND Cities. Green and Diverse Cities: the social impacts of urban policies for sustainability in comparative perspective.

Qual è il tema del progetto che ti ha fatto vincere il bando?

Il progetto analizza le ricadute sociali delle politiche di green urban renewal a Copenhagen e Vienna. Si tratta di due città che, come noto, sono sempre all’apice di tutti i ranking relativi la qualità della vita e la sostenibilità a livello mondiale. Il mio interesse di ricerca è comprendere se, come è successo in molte città nord-americane e più recentemente asiatiche, anche in Europa le politiche di sostenibilità possano innescare meccanismi di auto-segregazione delle élite nei quartieri dotati di migliore qualità ambientale e l’espulsione delle classi più vulnerabili dalle aree più pregiate del contesto urbano o dal contesto urbano stesso. Per il momento le mie ricerche su questi due contesti dimostrano l’esistenza di notevoli differenze, generate da una diversa governance delle politiche ambientali e urbane e anche da una diversa cultura che connota l’attivismo ambientale nei due contesti.

Avevi esperienza pregressa nella scrittura di questo o di altri bandi simili? Se si, ti è stata d’aiuto per conseguire il risultato?

Sì avevo maturato già’ una buona esperienza nella scrittura di bandi simili. Innanzitutto nel 2010 ero risultata vincitrice del bando PDRF (Post-doctoral Research Fellowship) finanziato dal Ministero degli Affari Esteri del Governo Canadese. Inoltre, avevo già presentato una volta l’application per la Marie Curie nel 2013, seppur con un’altra host-institution. La valutazione era risultata di pochi punti sotto il punteggio considerato limite per l’attribuzione della borsa (nel nostro campo e’ intorno a 91/100 e il success rate della call e’ attorno al 11/12%). Ho deciso quindi di riprovarci e sono stata fortunata.

Quanto tempo hai impiegato per la scrittura del progetto? che consigli hai in merito alla gestione del tempo e delle fasi di scrittura del progetto?

Bisogna preventivare un impegno piuttosto significativo. Personalmente ho dedicato almeno un mese alla scrittura del progetto, forse di più tenendo conto delle modifiche che ho apportato a seguito dei feedback ricevuti dall’Ufficio Relazioni Internazionali dell’Università di Vienna del mio attuale supervisor (Yuri Kazepov).

I consigli che posso rivolgere agli aspiranti MSCA fellows sono fondamentalmente 4: 1. Ovviamente credere nell’idea e sviluppare l’application dedicando un’attenzione particolare agli aspetti metodologici del progetto (meglio scendere nel dettaglio, che proporre indicazioni generiche). 2. Cercare di visionare progetti finanziati (e non) e le relative valutazioni; 3. Dedicare molta attenzione alle sezioni dell’application che riguardano aspetti formativi/di crescita professionale (il progetto di ricerca e’ importante, ma altrettanto importanti sono gli altri aspetti); 4. Inviare con grande anticipo la bozza del progetto/application al responsabile scientifico e all’ Ufficio Relazioni Internazionali della Host Institution (in genere almeno 6 settimane prima della scadenza) per avere poi tempo di lavorare sulle revisioni richieste/proposte.

Hai avuto supporto di natura tecnica, ad esempio da uffici appositi dell’università, oppure da Agenzie come l’APRE (o simili)? 

L’Ufficio Relazioni Internazionali dell’Università di Vienna ha fornito un supporto molto significativo. Inoltre avevo assistito a un paio di incontri informativi organizzati da APRE in Italia.

Hai avuto suggerimenti o aiuto da colleghi? Ritieni che sia importante discutere del progetto e avere opinioni in merito da colleghi?

Ovviamente può essere utile…soprattutto se hanno dimestichezza con bandi H2020, che seguono logiche e utilizzano linguaggi piuttosto particolari

Puoi darci qualche consiglio sugli aspetti che, a tuo avviso, è più rilevante mettere in evidenza nel progetto?

Nel mio caso penso sia stato importante dimostrare che il progetto aveva delle ricadute di policy significative e che in Europa una riflessione di questo genere non era stata ancora portata avanti in maniera sistematica. Inoltre, ritengo che sia davvero importante convincere i reviewers che il progetto e la permanenza nella host institution saranno importanti per l’avanzamento di carriera del ricercatore e utile per la host institution stessa (poiché ad esempio va a rafforzare i contatti internazionali in alcune aree di ricerca strategiche)

Qualche altro suggerimento?

Non farsi scoraggiare da un primo tentativo che può risultare spesso fallimentare. Credere nella propria idea, recepire – laddove lo si ritiene utile – le indicazioni dei reviewers. Costa sacrificio e tempo, ma ne può valere la pena.

 

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