#2/2015 – BIANCA BECCALLI con Sabrina Perra

Per una durkheiminiana di formazione come BIANCA BECCALLI le spiegazioni individuali dei fatti sociali sono sempre insoddisfacenti (‹‹per non dire errate!››). Questo forse aiuta a capire perché il racconto della sua biografia intellettuale, ricostruita con Sabrina Perra, si configura nei termini di un’esperienza non solo personale, bensì condivisa da una generazione di brillanti studiosi, giovani cosmopoliti inconsapevolmente privilegiati e fortemente idealisti, che si tuffavano di petto nella vita e nell’impegno politico. Per loro professare, anche ma non solo, in ambito accademico la sociologia – in particolare quella economica e del lavoro – non rispondeva ad una strategia di costruzione professionale, ma assumeva il significato di una trasgressione esistenziale e sociale rispetto a modelli di regolazione sociale ritenuti iniqui. Tale vocazione sociologica accompagna tutto il percorso di Bianca Beccalli, nel quale come fil rouge si rintraccia il concetto rappresentanza inteso come espressione della soggettività individuale e collettiva, che riguardi gli operai, i migranti, le donne. Queste ultime trovano uno spazio importante nelle attività di ricerca e formazione portate avanti secondo modalità “non ghettizzanti” dalla sociologa, oggi riconosciuta tra le pioniere dei gender studies in Italia.

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